
Il desiderio di ascoltare è il più ontologico dell’essere.
Una società che ci spinge a privilegiare interessi privati a discapito di quelli collettivi, porta molte persone a sentirsi escluse ed emarginate, condannandole a diventare schiave di ciò che possiedono. Eppure c’è chi corre il rischio di uscire da questo circolo vizioso. Questa frase di Alfred Tomatis (1920 – 2001) ci ricorda che per esistere non abbiamo bisogno di rincorrere il tempo, ma di tendergli l’orecchio per arricchire la nostra vita e quella delle persone a noi accanto.
Per il mese di luglio abbiamo voluto soffermarci sulle nostre abitudini di ascolto e come queste riescano a tradursi in ciò che siamo. Proviamo a rifletterci sopra:
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Chi ci piace ascoltare?
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Quali momenti di ascolto ci fanno sentire vivi?
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Cosa riusciamo a captare prima degli altri?
Essere in ascolto
Voci, suoni e rumori sono un insieme di vibrazioni che riescono a stimolare il nostro pensiero ed innescare un’azione. Le stesse parole scritte in questo testo assumono significato solo se pronunciate. E’ la loro riproduzione sonora che contribuisce a farci sentire vivi ed aggiungere nuovi significati alla nostra esistenza. Facciamo un esempio: proviamo a leggere questa frase ad alta voce.
Ciò che condividiamo vale molto di più di ciò che possediamo!
Se l’abbiamo letta ad alta voce, si innesca immediatamente un turbinio di domande, idee e ragionamenti che ci dimostrano quanto l’orecchio sia l’anticamera della nostra coscienza: ci tiene svegli, ci fa riflettere e ci proietta verso nuove dimensioni. In un periodo pieno di incertezze, allenare la nostra intelligenza ascoltante può aiutarci ad affrontare le sfide del progresso tecnologico e renderci ancora unici ed indispensabili.
Chi riuscirà a convivere con imprevisti, pluralità di pensiero e diversità culturali, sarà in grado di proiettarsi nel futuro ed ampliare i propri orizzonti professionali. E saper ascoltare ciò che ci circonda può essere un incredibile fonte di motivazione.
Nel cap.7 UN’ECOLOGIA DI RELAZIONI provo a dimostrare come evitare di trasformare le conversazioni in “conversioni” (un mi piace, un commento, una stellina) ed allenare il nostro orecchio a riconoscere l’ecosistema di scambi che ci permette di passare da IO a NOI.
Non mi resta che augurarvi buon ascolto.